Estratti di chaga
Principi attivi del chaga
Come gia’ menzionato nella sezione precedente, l’estrazione di nutrienti dal chaga e’ un processo laborioso che consiste nella macerazione in acqua di pezzi o polvere del fungo. E ‘ molto più comodo servirsi degli estratti secchi di chaga, che si trovano in vendita gia’ pronti per l’uso. Si tratta di polvere solubile in acqua, comoda per la preparazione di una bevanda che, tra l’altro, ha una maggiore concentrazione di nutrienti rispetto al semplice tè a base di chaga.
Per la produzione commerciale di estratti secchi del fungo esistono diverse tecnologie che si distinguono per il tipo di
solvente utilizzato nel processo di estrazione dei nutrienti (acqua, alcol o altri solventi), per il metodo e la temperatura di essicazione.
Ma quali sono i nutrienti da estrarre dal chaga? Quando si parla di funghi medicinali in generale, si ritiene che le sostanze biologicamente attive in essi contenute siano i polisaccaridi, un gruppo di carboidrati complessi che si trovano comunemente nelle piante. Di questa classe di composti fanno parte, per esempio, l’ amido, la cellulosa e la pectina. Nel chaga i polisaccaridi costituiscono circa il 4,8% del peso secco del fungo. Sulla base di cio’, sarebbe dunque sbagliato ritenere che il principio attivo del chaga siano i polisaccaridi. La ricerca farmaceutica, iniziata in Unione Sovietica già negli anni ’50 del 20 ° secolo, ha dimostrato che il principio biologicamente attivo del chaga e’ un complesso unico nel suo genere che gli studiosi hanno chiamato polifenol-ossicarbonico (CPO), un complesso che non si trova in altri funghi lignicoli e che in sostanza e’ costituito da polifenoli, acidi carbonici fenolici, flavonoidi e polisaccaridi. Da notare che nel chaga i polisaccaridi sono presenti sia in forma combinata, come componenti di questo complesso, che anche in forma libera.
Ne risulta che la quantità di polisaccaridi contenuta nell’estratto di chaga dice poco sulle sue effettive proprietà medicinali. Per questo motivo la Farmacopea della Federazione Russa prevede la standardizzazione del farmaco anti-tumorale Befungin (a base di chaga) proprio in base al contenuto del CPO, che secondo la norma della farmacopea 42-3291-96, non deve essere inferiore al 20%.
Gli estratti secchi di chaga, utilizzati come integratore alimentare, sono disponibili in commercio sotto forma di polvere e capsule.A cosa si dovrebbe fare attenzione quando si sceglie l’estratto di chaga:
il chaga utilizzato per ottenere l’estratto deve essere selvatico,raccolto da betulle che crescono spontaneamente nelle foreste e non in boschetti coltivati. Sottolineiamo che il chaga selvatico non cresce ovunque, ma solo nelle regioni fredde e caratterizzate da vaste aree boschive incontaminate, lontane da fonti di inquinamento. In alcuni paesi dove il clima e’ freddo ma le aree boschive sono limitate il chaga viene coltivato artificialmente. Tuttavia, vi sono prove scientifiche che la coltivazione di chaga con metodi biotecnologici non porta alla formazione del complesso CPO avente le stesse caratteristiche presenti in quello naturale, ragion per cui l’effetto terapeutico degli estratti di questo tipo artificiale di chaga e’ basso.In altre parole, la produzione dell’ estratto deve mirare all’estrazione, dalla materia prima grezza, non dei polisaccaridi ma del prezioso complesso CPO di cui si scriveva sopra. Se un produttore applica una tecnologia finalizzata alla sola estrazione di polisaccaridi, essi prevarranno ma a scapito del complesso CPO, costituito, lo ricordiamo, da polifenoli, acidi carbonici fenolici, flavonoidi e polisaccaridi. Non solo, ma se l’obiettivo e’ la pura e semplice estrazione di polisaccaridi, la tecnologia probabilmente più utilizzata sara’ l’essicazione ad aria calda dell’estratto, il modo più rapido ed economico. I polisaccaridi sono piuttosto stabili a temperature di circa 100 gradi C pertanto questo tipo di essiccazione non li danneggera’. Ma per il prezioso complesso CPO le temperature elevate sono altamente compromettenti, poiche’ causano delle modifiche strutturali irreversibili e riducono notevolmente l’attività biologica dei suoi componenti. Per salvaguardare le proprietà terapeutiche dell’estratto il processo ideale e’ quello dell’essiccazione a basse temperature, cioe’ la liofilizzazione.
Il chaga utilizzato per ottenere l’estratto deve essere raccolto in zone incontaminate, lontane da fonti di inquinamento di ogni tipo poiche’ il chaga, come gli altri funghi, ha la capacità di assorbire e accumulare in sè le sostanze nocive dell’ambiente.
Determinazione quantitativa del complesso polifenol-ossicarbonico (CPO) nell’estratto secco di chaga.
Per la determinazione del contenuto del complesso cromogenico viene utilizzato acido cloridrico: la soluzione di estratto secco di chaga viene versata in un bicchiere, acidificata con acido cloridrico al 25% fino a pH 1,0-2,0, dopodiche’ il composto viene agitato e lasciato a riposo per 30 minuti. Dopo la deposizione del complesso CPO in forma di precipitato di colore marrone scuro, il contenuto del bicchiere viene filtrato attraverso un filtro di carta. Il filtrato ottenuto dopo la decantazione del complesso CPO viene poi fatto evaporare a bagnomaria ed essiccato a una temperatura di 100-105 ° C per 3 ore, quindi raffreddato e pesato al fine di determinare il peso del residuo secco senza il complesso cromogenico. La percentuale di CPO nell’estratto secco è calcolata sulla base della perdita di massa dopo la decantazione.