Il digiuno secco terapeutico:
un rimedio naturale e arcaico per mantenersi in salute

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Il dottor Sergej Filonov, autore di un metodo terapeutico
basato sul digiuno secco

Il digiuno secco terapeutico (astensione da cibo e acqua per un periodo determinato di tempo) e’ considerato oggi uno dei metodi di guarigione piu’ all’avanguardia ma di fatto si tratta di un approccio vecchio come il mondo, praticato fin dall’inizio dello sviluppo delle forme di vita dagli esseri viventi, animali e umani,  praticamente insito nel loro codice genetico. Con il progresso dell’umanita’ questo metodo arcaico si e’ praticamente dimenticato e solo di recente, grazie anche alla popolarita’ che sta ottenendo negli ultimi decenni l’igienismo e il digiuno umido (con acqua) si e’ segnalato un ritorno di interesse verso quest’antica pratica.

Presso gli animali le forme di digiuno secco piu’ diffuse sono stagionali (letargo, estivazione, ibernazione, anabiosi, ipossia) o legate ad improvvisi cambiamenti delle condizioni dell’ambiente. Nelle comunita’ umane, invece, in zone geografiche diverse (Egitto, Russia, Cina, Tibet,  Giappone, America del Nord e altre) nel corso dei millenni il digiuno secco veniva  praticato per scopi diversi, in primo luogo religiosi, mistici e anche terapeutici.

L’astensione da cibo e bevanda era infatti una pratica molto comune in tutte le religioni. Insieme alla meditazione, essa veniva rigorosamente osservata dai capi religiosi e periodicamente consigliata ai membri della comunita’ per rinnovare corpo e mente.

Negli  antichi culti, in Egitto, Persia, Cina, Giappone i sacerdoti dovevano praticare riti di digiuno per accedere ai gradi superiori dell’iniziazione. Analogamente succedeva presso i druidi celtici. I nativi americani del Messico, gli Incas del Peru’ osservavano digiuni penitenziali per placare i loro dei.

Gli Ebrei e i primi Cristiani associavano il digiuno alla penitenza e alla purificazione. Molti cristiani cattolici, ortodossi e protestanti, ebrei, musulmani, mormoni ancora oggi, in determinati periodi del calendario religioso (Quaresima, Kippur, Ramadan etc), osservano il digiuno penitenziale e pur per brevi periodi praticano un’astinenza assoluta da cibo e bevande.

In tempi passati il termine russo “post” era usato per  indicare il digiuno assoluto, l’astinenza completa da cibo e spesso anche acqua che veniva scrupolosamente osservata nel periodo precedente la Pasqua ortodossa. Oggi invece questo stesso termine ha un’accezione diversa e indica piu’ che altro il regime alimentare di sostituzione, a base di prodotti meno grassi e calorici, che si consiglia ai fedeli nei giorni precedenti la ricorrenza della risurrezione di Cristo.

Tavola miniata tratta dall'antico testo il Berillo azzurro

Nell’antico Tibet con il digiuno secco venivano curate molte patologie. Nel famoso trattato di antica medicina tibetana, il Berillo azzurro, compilato nel diciassettesimo secolo da Sangye Gyamtso, si offrono dettagliati consigli su come praticare il digiuno. Esso si raccomanda a pazienti “sofferenti di problemi intestinali, raffreddori, podagra, reumatismi, malattia della milza, della gola, della testa, del cuore, diarrea e vomito sanguinolento, sensazione di pesantezza nel corpo, ritenzione di urina, obesita’. Le malattie legate all’aumento dell’”acqua gialla”, del “flegma” nei giovani uomini nel pieno delle loro forze, vanno curate nella prima meta’ dell’inverno con tre giorni di digiuno totale…”. Nei monasteri tibetani il digiuno secco veniva consigliato ai novizi per aiutarli a sviluppare  nel modo piu’ rapido i loro poteri latenti. Citazioni relative al digiuno secco si possono trovare in numerosi testi antichi cinesi e indiani.

Il digiuno senza cibo e bevande e’ documentato nell’Antico Testamento e dettagliatamente descritto nel Talmud ebraico, che in certi giorni di digiuno impone di non ingerire l’acqua, di evitarne il contatto anche esterno e che solo in rari casi permette di inumidire le labbra della bocca. Famosi sono i digiuni di 40 giorni di Mose’ e quello che Gesu’ pratico’ nel deserto prima dell’inizio del suo ministero.

Al digiuno secco ricorrevano gli sciamani siberiani, che lo impiegavano come mezzo per entrare in trans e favorire il contatto con le forze superiori e non di rado lo imponevano ai malati che curavano; in alcuni riti pagani si digiunava nei periodi dell’equinozio di autunno e di primavera nonche’ nel solstizio d’inverno e d’estate per adattare l’organismo ai cicli della natura e vivere in armonia con essa.

Gli indiani d’America utilizzavano il digiuno assoluto come prova di forza, nei riti d’iniziazione che il giovane doveva superare per essere accettato come guerriero. In Russia nel medioevo il digiuno era largamente praticato nei monasteri . Allora, come si scriveva sopra, il digiuno prevedeva la totale astinenza dal cibo e anche dalle bevande.

Presso i musulmani durante il Ramadan, il mese sacro del digiuno, dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina, dalle prime luci dell’alba fino al tramonto vige il divieto di mangiare, bere, fumare e praticare sesso. Dal digiuno sono esentati solo i minorenni, gli anziani, i malati cronici e le donne che allattano o in gravidanza.

Segnaliamo che alcuni ricercatori americani guidati da David Sinclair hanno indirettamente confermato il beneficio del digiuno musulmano. Gli studiosi sono riusciti a scoprire il meccanismo cellulare che spiega il legame tra il digiuno e la longevità negli esseri umani e in altri mammiferi: secondo i loro risultati durante il digiuno si attivano i geni SIRT3 e SIRT4, responsabili della longevita’ delle cellule.

Ricordiamo che nelle diverse religioni dell’India, varie correnti e sette utilizzano attivamente il digiuno come mezzo di purificazione. Il digiuno secco è parte integrante della pratica degli yogi (ne parlo ampiamente nel mio libro).

Il digiuno secco era una pratica seguita anche dai monaci asceti “yamabushi”, i santoni delle montagne, membri della setta piu’ misteriosa del Giappone, famosi per le loro pratiche di resistenza fisica tra cui anche la prolungata astinenza totale da cibo e acqua (…)

Il processo del digiuno senz’acqua e’ conosciuto da molto tempo come metodo di autoguarigione e incremento della resistenza fisica ma purtroppo la maggiorparte degli uomini non lo applica, molti non lo conoscono nemmeno. Quando l’organismo animale si ammala comincia a mobilitare tutte le sue forze per salvarsi, utilizza tutte le sue riserve a disposizione, se ancora ce ne sono. E affinche’ l’organismo non si distragga con il lavoro necessario a digerire cibo e bevande, esso autoinnesca un programma di soccorso d’emergenza, inserisce “il rifiuto” di ingerire alimenti e acqua. E’ un processo che si puo’ seguire facilmente negli animali, specialmente selvatici, che cosi’ si autocurano e autoguariscono da lesioni anche serie e che invece non viene osservato dagli uomini a causa dell’abitudine diffusa di mangiare e bere anche quando non ci si sente bene.  La perdita di appetito durante una malattia e’ segno che le forze protettive dell’organismo si sono inserite nella lotta, e se la temperarura corporea si alza significa che tutte le risorse dell’organismo sono in mobilitazione.

Ecco i consigli del dottor Filonov, esperto di digiuno in generale e digiuno secco in particolare:

Primo suggerimento: non andate a cercare in giro la salvezza dalle malattie. Il rimedio e’ dentro di noi. Lo diceva Ippocrate giа’ nel IV secolo A.C.

Secondo suggerimento: astenetevi periodicamente dal mangiare. Liberate periodicamente il vostro corpo da una funzione onerosa, la digestione del cibo. Questo tipo di astinenza in termini medici viene chiamata digiuno dosato o digiuno terapeutico. Il digiuno non e’ una medicina. E’ una legge biologica di natura che permette all’organismo di deviare le forze vitali richieste dalla digestione del cibo e convogliarle per la depurazione dai veleni tossici, dalle tossine, dal muco, dai sali e dalle altre scorie accumulatesi negli anni nei trilioni di cellule del nostro organismo.

Durante un digiuno con un litro di urina si eliminano 90 g di scorie. Durante l’espirazione i polmoni espellono 150 gas velenosi e attraverso i 96 milioni di pori della pelle, attraverso il sudore e l’umidita’, si elimina un’enorme quantitа’ di rifiuti, mentre attraverso la lingua vengono rilasciati i veleni che intossicano gli organi interni. Va ricordato che in un corpo pulito non ci sono malattie. Esse compaiono quando il corpo viene intossucato dalle scorie. E’ una veritа’ naturale. Il digiuno e’ una scienza. E deve essere praticato sotto lo stretto controllo di uno specialista.

Terzo suggerimento: imparate a digiunare e digiunate per avere una vita lunga e godere di buona salute. E’ stato scientificamente dimostrato che dal 99% delle malattie si puo’ guarire depurandosi grazie al digiuno. Da qui la morale: se si riesce a vincere il proprio stomaco, si riesce a vincere la malattia.

Le funzioni del digiuno.

La prima funzione e’ di profilassi: quando si digiuna, nell’arco di circa tre giorni l’organismo passa ad alimentarsi a spese delle sue riserve interiori (alimentazione endogena). In questa situazione le strutture estranee (batteri e virus) e patologiche vengono distrutte a livello cellulare.

La seconda funzione e’ terapeutica: il digiuno assicura una depurazione profonda di tutti gli organi e le patologie in corso (compresi i germi tumorali) vengono distrutti durante il processo endogeno. Tutti gli organi perdono peso. Il loro ripristino avviene durante la fase di alimentazione terapeutica nel periodo di recupero che per durata e’ orientativamente pari a quello del digiuno. Nell’arco di questo periodo e’ come se tutti gli organi crescessero di nuovo ma in veste rinnovata, risanata.

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