L’errore piu` grave: la scorretta uscita dal digiuno
I digiuni brevi, da 1 a 3 giorni, hanno sempre un effetto positivo sull’organismo: gli concedono una pausa dal continuo lavoro di digestione del cibo e servono a prevenire un certo numero di malattie. Più difficile è affrontare il percorso del digiuno prolungato, effettuato a scopo terapeutico. In questo caso specifico, il mancato rispetto di una serie di regole può non solo vanificare l’effetto curativo, ma persino causare danni. Una delle regole da seguire è la stretta osservanza di una rigorosa dieta di rialimentazione in uscita dal digiuno ovvero di un regime alimentare quotidiano che preveda l’introduzione graduale di determinati alimenti.
Vi sono due ragioni per le quali è necessario rispettare questa dieta: la prima e la più ovvia è che durante l’astinenza dal cibo l’apparato digestivo si è trovato a riposo e ha subito notevoli cambiamenti. Ecco cosa scrive a riguardo Jurij Nikolaev, il noto scienziato sovietico, fondatore della moderna scuola russa di digiuno terapeutico:
“Durante il digiuno terapeutico (soprattutto di durata media e prolungata) nel tratto gastrointestinale si produce un cambiamento simile a quello che avviene in caso di tifo addominale: le pareti dell’intestino divengono più morbide, pulite come quelle di un neonato. A nessuno verrebbe in mente di entrare in una sala operatoria e cospargere di fanghiglia la ferita aperta del paziente. Ma proprio qualcosa di simile avviene ogni volta che, nell’uscire dal digiuno, una persona mangia un piatto di pasta al ragù, un ricco brodo di carne, un pezzo di torta e via dicendo”.
Durante l’astinenza dal cibo il tratto gastrointestinale si è adattato a un riposo quasi totale, di conseguenza l’adattamento inverso richiederà del tempo. A seconda della durata del digiuno il tempo di riadattamento va da metà all’intera durata del periodo in cui l’organismo è rimasto senza cibo.
La seconda ragione per cui in uscita dal digiuno è necessario seguire una dieta rigorosa è meno ovvia ed è il risultato dell’ampia sperimentazione clinica condotta dai medici russi della seconda metà del XX secolo. Lo scopo della loro indagine era quello di trovare un modo non farmacologico per la cura di malattie croniche gravi quali l’asma, la schizofrenia, l’ulcera gastrica, l’ipertensione, le malattie coronariche. Monitorando lo stato dei pazienti, il loro metabolismo, l’omeostasi, il tono del sistema simpatico-surrenale, i cambiamenti della funzione della corteccia surrenale, della ghiandola tiroidea e di altre ghiandole di secrezione interna durante i giorni di digiuno e nel successivo periodo di recupero, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che il periodo di rialimentazione e recupero, sul piano terapeutico, non è meno importante del digiuno stesso. (A. Kokosov, S.Osinin). E’ infatti proprio in questa fase che ha luogo un processo generale di ringiovanimento dell’organismo, di auto-rinnovamento dei tessuti e miglioramento della loro attività rigenerativa.
Va notato che l’apice delle manifestazioni rigenerative non si riscontra subito, ma dopo un certo periodo, circa 10-20 giorni dall’interruzione del digiuno (Ju. Nikolaev). L’esperienza di questi medici dimostra dunque che la rigorosa osservanza del regime di rialimentazione in uscita è “conditio sine qua non” per ottenere dal digiuno effetti terapeutici massimi e duraturi.
Ne consegue che nella fase di rialimentazione non si deve assolutamente agire secondo il proprio istinto, né ci si deve orientare sul proprio senso della fame, diversamente nella migliore delle ipotesi non si otterrà il risultato desiderato, ma nella peggiore si rischia addirittura di recar danno al proprio organismo.
Proprio per sottolineare l’importanza della dieta di rialimentazione, il prof. Jurij Nikolaev preferì, al termine “digiuno terapeutico”, la più completa denominazione “terapia RDT”, abbreviatura che include entrambe le parole, digiuno e dieta.
E’ importante tener presente che le diete di rialimentazione, una delle quali è riportata di seguito, non sono state elaborate sulla base di considerazioni generiche sulla corretta alimentazione ma sono il risultato delle rigorose osservazioni condotte dagli specialisti russi che hanno monitorato le condizioni dei pazienti sottoposti all’uno o all’altro regime di rialimentazione post-digiuno. Va rilevato che gli studiosi hanno ripetutamente osservato una regressione dell’effetto terapeutico in tutti i casi di violazione di tale regime di rialimentazione.
Non esiste un’unica dieta “corretta” per uscire dal digiuno. In base alle condizioni del paziente, alle patologie concomitanti (comorbidità), alla durata dell’astinenza dal cibo i medici hanno elaborato diverse varianti di diete che tuttavia hanno in comune tre aspetti: il principio di introduzione graduale degli alimenti, una base latto-vegetariana (solo per i primi giorni) e l’assenza di sale. Ecco una sintesi delle indicazioni segnalate dal prof. Jurij Nikolaev che, come psichiatra, ha usato con successo il metodo del digiuno terapeutico nel trattamento di pazienti affetti da schizofrenia.
Dieta di rialimentazione per pazienti sottoposti a un ciclo di digiuno terapeutico
della durata da 10 a 25 giorni (Ju. Nikolaev)
Fonte: Indicazioni metodologiche del ministero della salute dell’URSS “ La RTD nel trattamento di malattie neuropsichiatriche”, Mosca 1979
Il primo giorno vengono somministrati succhi di frutta (mela, albicocca, arancia, uva) o di verdura (pomodoro, carota) diluiti per metà con acqua bollita, in quantità di 1 litro di succo al giorno. Il succo va bevuto con un cucchiaio da tavola ogni 5-10 minuti. Gradualmente la quantità di succo bevuto e gli intervalli di tempo di somministrazione vengono aumentati.
Il secondo giorno va somministrato fino a 1,5 l di succo non diluito, da assumere in quantità di 200 ml ogni due ore.
Il terzo giorno si somministrano 500 ml di succo, 750 g di kefir e 500 g di mela grattugiata mescolata al kefir. L’alimento viene assunto 5 volte al giorno ogni 3 ore (alle 9-12-15-18-21)
Il terzo giorno si somministrano 500 ml di succo, 750 g di kefir e 500 g di mela grattugiata mescolata al kefir. L’alimento viene assunto 5 volte al giorno ogni 3 ore (alle 9-12-15-18-21)
Il quarto giorno ai prodotti sopra indicati si aggiungono carote grattugiate che vengono mescolate alle mele grattugiate e al kefir come segue: 100 g di mele, 50 g di carota e 100 g di kefir.
Il quinto giorno la quantità di kefir viene aumentata fino a 1 litro al giorno e vengono aggiunti 200 g di vinaigrette senza sale (l’insalata vinaigrette è a base di barbabietola rossa e carote bollite, mele, succo di limone, cavolo fermentato ), 50 g di pane secco (biscottato). La quantità di carote viene aumentata fino a 500 g al giorno.
Dal sesto giorno i pazienti passano a quattro pasti al giorno. Ad ogni assunzione di cibo vengono dati: 150 g di carote, 100 g di mele, 250 g di kefir e 1 cucchiaio da tè di miele, 100 g di vinaigrette.
Dal settimo giorno alle razioni del giorno precedente vengono aggiunte pappette semiliquide (di grano saraceno, semolino, avena) con latte in quantità di 200 grammi e 200 grammi di pane.
L’ottavo e nono giorno prevedono lo stesso regime del giorno 7. Dal decimo giorno si aggiungono 200 grammi di zuppa di verdure. L’undicesimo giorno si possono prevedere 100 g. di ricotta mescolata a una piccola quantità di smetana (panna acida). Dal dodicesimo giorno si aggiunge purea di patate (a base di latte) con 15-30 grammi di burro.
Il numero di calorie quotidiano il primo giorno di rialimentazione è pari a 396 kcal, il secondo a 790 kcal, il terzo a 966 kcal, il quarto a 1043 kcal, il quinto a 1377 kcal, il sesto a 1590 kcal, il settimo, ottavo e nono giorno è pari a 2111 kcal, il decimo a 2245 kcal, l’undicesimo a 2405 kcal, il dodicesimo a circa 2640 kcal; al tempo stesso, l’apporto di proteine quotidiano nel pasto aumenta contestualmente fino a raggiungere, il dodicesimo giorno, gli 85-90 grammi.
Questo regime è stato studiato tenendo conto di un equilibrato apporto di proteine, grassi e carboidrati nel pasto e garantisce al paziente un passaggio graduale a un’alimentazione dietetica.
In base alle caratteristiche individuali della dieta abituale dei pazienti, con la supervisione del medico curante possono essere aggiunti succhi di frutta e verdura, frutta fresca, verdure e noci.
Per i pazienti che hanno concluso un ciclo di digiuno terapeutico di 10-12 giorni, si può iniziare la dieta di rialimentazione con succhi interi e dal secondo giorno possono assumere il pasto previsto per il quarto giorno della dieta di rialimentazione.
Nella prima metà del periodo di rialimentazione il sale da cucina deve essere escluso. Di norma non si ammette l’introduzione di carne e di prodotti a base di carne o pesce, né di funghi. I pazienti devono mangiare lentamente, masticando con estrema cura il cibo.
Viene prescritta una dieta iposodica latto-vegetariana della stessa durata del digiuno terapeutico portato a termine.
Per rafforzare gli effetti terapeutici positivi ottenuti a molti pazienti – in assenza di episodi di astenia – viene raccomandato di seguire questa dieta anche nei due-tre mesi successivi.
Va segnalato che tale regime, nel prediligere alimenti con un alto contenuto di vitamine e sali minerali, si distingue per la sua caratteristica di dieta alcalinizzante. Il passaggio ad un’alimentazione mista, con l’aggiunta di piatti a base di carne e pesce, deve avvenire gradualmente.
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E` stato provato che il regime di rialimentazione a base di succhi non è adatto a ogni tipo di digiuno e ciò dipende tanto dalle patologie concomitanti del paziente quanto dalle intolleranze individuali. Gli pneumologi A. Kokosov e S. Osinin (1980), nell’impiegare il metodo del digiuno terapeutico su pazienti affetti da asma bronchiale si attennero inizialmente al regime di rialimentazione a base di succhi indicato dal metodo di Ju.S.Nikolaev. Tuttavia, essi si resero gradualmente conto che la maggior parte dei pazienti accusava la comparsa di reazioni allergiche (orticaria, difficoltà respiratorie, aumento del numero degli eosinofili). In seguito a un’indagine approfondita i ricercatori giunsero a elaborare tre opzioni di alimentazione alternative (a base di cereali, di siero, di succo di carote). Riportiamo di seguito la variante di rialimentazione a base di cereali (per maggiori informazioni potete confrontare la nostra pubblicazione in lingua inglese nel testo A. Kokosov, S. Osinin Therapeutic Fasting in Bronchial Asthma Patients, Siberika 2020).
*per “composta” (kompot) s’intende la bevanda aromatizzata ottenuta da frutta secca opportunamente mondata e lavata (albicocche, prugne, mele, uvetta, rosa canina) immersa in acqua, portata a ebollizione, lasciata a riposo almeno 8 ore e filtrata. La frutta secca non va mangiata.
**Kisel’ di latte è una sorta di gelatina che si prepara con il latte e l’amido. Ricetta (3 porzioni): latte 2,5 % di grassi- 450 ml; zucchero – 55 g.; amido di patate o di mais – 30 g.; acqua – 120 ml.; vanillina o bacca di vaniglia a piacere.
Mettere a bollire il latte e nel frattempo sciogliere bene l’amido nell’acqua fredda. Aggiungere al latte bollito la vaniglia, aggiungerci lo zucchero e infine, a filo, il composto di amido. Mescolare bene il composto e cuocerlo per due minuti a fuoco lento, mescolando continuamente (se usate l’amido di mais bisognerà cuocere piu a lungo, 10 minuti). Togliere la bacca di vaniglia (se l’avete messa) e versare in una ciotola. Servire a temperatura ambiente o freddo.